giovedì 10 maggio 2018

Bruno Franceschini, il "traditore" di Cesare Battisti


Un argomento storico frequentemente oggetto di fastidiose intromissioni da parte di improvvisati revisionisti è quello relativo alla figura di Cesare Battisti. Attualmente, infatti, non è raro imbattersi in pagine che, esibendo una improbabile “filo-asburgicità” ai limiti dell'assurdo, si lasciano andare a tirate pesantemente offensive nei confronti del “traditore”, non di rado compiacendosi anche di esibire, accompagnate da commenti entusiastici, le impressionanti immagini fotografiche della sua esecuzione.
Più che alla necessità di revisione storica, certe pagine devono evidentemente la loro esistenza a qualche forma di psicopatologia criminale da cui sono affetti i loro autori, ed è veramente un problema il fatto che solo raramente il web riesca a censurarle o l'autorità giudiziaria riesca a perseguire certi soggetti nel modo che sarebbe lecito aspettarsi in uno Stato di Diritto.
Va aggiunto, però, che la figura di Battisti è stata sempre oggetto di ogni forma di strumentalizzazioni, anche di stampo patriottico, le quali, pur non raggiungendo i livelli di delirio dei revisionisti filo-asburgici, appaiono all'occhio imparziale come esagerate e fastidiose. Una di queste è, probabilmente, quella che vede al centro la figura di Bruno Franceschini, l'alfiere (originario di Tres, oggi confluito in Pedraia, vicino Trento) dell'Esercito austriaco da sempre additato dagli italiani come il “traditore” che svelò agli austriaci la reale identità di Battisti dopo la cattura di quest'ultimo.
In realtà, moltissime delle pubblicazioni d'epoca che trattano della vicenda rivelano già a una prima lettura una posizione pesantemente preconcetta verso il Franceschini, che il giornale irredentista “La libertà”, già nel 1917 indicava non solo come traditore di Battisti ma anche come notorio vigliacco che mandava i suoi subordinati a morire restandosene ben nascosto al sicuro. Tale affermazione sembra chiaramente smentita dal fatto che Franceschini, qualche tempo dopo l'esecuzione di Battisti, fu ferito in combattimento abbastanza gravemente da trascorrere poi una lunghissima degenza e convalescenza all'ospedale militare di Vienna, dove era ancora al momento dell'armistizio del 4 novembre 1918.
Di Franceschini, il web non riporta alcuna immagine. Si sa che era nato 2 gennaio 1894 da una numerosa famiglia borghese (padre direttore didattico, madre maestra), che fu un ottimo studente e si laureò in Ingegneria a Vienna. Qui si trasferì definitivamente dopo l'annessione del Trentino all'Italia, senza più tornare al suo paese perché continuamente minacciato di morte, e diresse una piccola azienda di cui finì per diventare comproprietario. Morì il 30 agosto 1970.
Secondo le interpretazioni moderne, basate anche sulle rivelazioni dello storico dilettante (ed ex cartografo reduce della Seconda Guerra Mondiale) Gianni Pieropan, il ruolo di Franceschini nella cattura ed esecuzione di Battisti va molto ridimensionato. Sembra che, già da qualche giorno prima dell'offensiva di Monte Corno in cui l'irredentista fu catturato, gli austriaci sapessero della sua presenza in zona d'operazioni, per via delle rivelazioni di alcuni prigionieri che si erano lamentati di un ufficiale fanatico che li mandava tutti a morire senza alcuno scrupolo, identificato appunto come Battisti, e che da Vienna fossero arrivati ordini ben precisi sull'opportunità di catturare, processare e uccidere il “traditore”. Va aperta a questo punto una parentesi per chiarire cosa eventualmente dovettero dire i prigionieri a proposito di Battisti, perché la figura dell'ufficiale sanguinario sembra troppo costruita su misura della propaganda. Infatti, pare che Battisti fosse molto insistente (ma non più della media degli ufficiali italiani del suo tempo, stiamo pur sempre parlando di un Esercito su cui un macellaio come Luigi Cadorna aveva un potere assoluto) con i suoi uomini, ma che usasse motivarli all'attacco dicendo che, se si fossero impegnati coraggiosamente, la guerra sarebbe finita prima.
Gianni Pieropan (1914-2000)

Battisti, che era arruolato come alpino con il grado di tenente, fu accerchiato e catturato il 10 luglio 1916. A prendersi il merito dell'operazione furono il tenente Vinzenz Braun e i bersaglieri austriaci Alois Wohlmuth e Franz Strazligg. Un altro soldato, Johann Widegger, cita Franceschini come colui che riconobbe l'altro irredentista catturato nella stessa operazione, Fabio Filzi, di cui era stato compagno di liceo. Filzi, a differenza di Battisti che si era dichiarato subito con il suo vero nome, aveva fornito delle false generalità.
Filzi e Battisti catturati

Battisti condotto nelle retrovie

In realtà, però, nel rapporto ufficiale austriaco, Franceschini è citato semplicemente come interprete. Essendo l'unico militare del reparto a conoscere l'Italiano (quasi tutti i soldati trentini arruolati dall'Austria erano stati spediti altrove perché non avessero la tentazione di fraternizzare con gli italiani. Franceschini no, perché era un così noto austriacante da aver avuto anche problemi per questo con i suoi compagni di scuola), dovette effettuare il riconoscimento ufficiale di Battisti, la cui identità era peraltro già ben nota agli austriaci.
Dunque, Franceschini fu sicuramente anti-italiano, ma non ebbe un ruolo importante nella fine di Batttisti. Molto più dubbia è la sua posizione rispetto a Filzi, che prestava servizio nello stesso reparto di Battisti come sottotenente. La figura di Filzi è tanto oscurata da quella di Battisti (benché abbia ricevuto la stessa decorazione, la medaglia d'oro al valor militare alla memoria) che è difficile sapere se gli austriaci sapessero o meno della sua presenza in zona di operazioni. Secondo gli atti del processo, si faceva passare per un tale Francesco Brusarosco ma fu ugualmente riconosciuto da un roveretano. Siccome Franceschini aveva studiato nello stesso suo liceo a Rovereto, è possibile, se non probabile, che il roveretano in questione sia lui.
La sera del 12 luglio 1916, al Castello del Buonconsiglio di Trento, Battisti e Filzi furono impiccati uno dopo l'altro, dopo essere stati giudicati colpevoli di alto tradimento da una corte marziale.
Battisti condotto al patibolo

L'esecuzione in una stampa del tempo





Altre immagini delle due esecuzioni

Su questo punto, si apre un'altra questione. Il loro processo fu legittimo o no?
Dall'esame delle carte processuali, compiuto anche da qualificati giuristi come Sandro Canestrini, sembra che Filzi potesse essere processato e perfino condannato, ma Battisti no. Filzi, un avvocato nato in Istria nel 1884 ma vissuto prevalentemente in Trentino, aveva disertato dall'Esercito Austriaco, per il quale aveva prestato giuramento nel 1905, emigrando clandestinamente in Italia nel novembre del 1914 per non ritrovarsi a combattere contro gli italiani se questi fossero entrati in guerra. Sin dall'aprile del 1916 era già stato dichiarato ufficialmente come disertore.
La situazione di Battisti era diversa. L'irredentista, docente universitario nato nel 1875, si era trasferito in Italia nell'agosto del 1914 dopo aver ottenuto dalle autorità austroungariche un regolare passaporto. Con l'arruolamento nell'Esercito italiano era diventato cittadino italiano a tutti gli effetti. Ma, anche se questo non gli fosse stato riconosciuto, se fosse stato ancora cittadino austriaco, sarebbe stato anche un deputato al Parlamento austriaco (non esisteva alcun provvedimento formale di decadenza) e quindi non poteva essere giudicato da una corte marziale.
L'esecuzione di Battisti, preceduta dal linciaggio morale della folla e praticata in modo inutilmente sadico dal boia che lasciò spezzare la prima corda per poterlo impiccare una seconda volta, è stata dunque un crimine, senza se e senza ma, checché ne dicano i revisionisti della domenica.
Piuttosto, va sottolineato come la propaganda italiana spostò l'attenzione da Filzi a Battisti per poter fare di Franceschini un capro espiatorio. Sebbene moralmente ripugnante, il suo riconoscimento di Filzi era un atto perfettamente legittimo, dunque non valeva la pena di accostarlo a questo. Come traditore di Battisti, invece, apparve chiaramente come un mostro.




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