All'anagrafe, si chiamava Eva Giovanna
Antonietta Cattermole, anche se abbastanza presto cominciò a farsi
chiamare Evelina e poi semplicemente Lina. Era nata a Firenze, il 26
ottobre 1849, come attestato da un regolare certificato del Comune,
anche se preferiva far credere di essere nata a Nizza o a Cannes, nel
1854, per darsi un'aria più esotica e ringiovanirsi. Che non suoni
come una critica: molti intellettuali o sedicenti tali del tempo
ricorrevano a certi sotterfugi per fare colpo sul pubblico. Ma un po'
esotica lo era a prescindere, essendo figlia di uno scozzese, William
Cattermole, che era arrivato a Firenze per insegnare Inglese e, non
contento dei due matrimoni già alle spalle in patria (i biografi
però non raccontano se fosse vedovo o divorziato), qui si era
risposato con la pianista Elisa Sandusch, dalla quale aveva avuto tre
figli. Dato che con le lezioni di Inglese e con quelle di musica
della moglie in casa non si scialava di certo, si era anche scoperto
pittore di acquerelli raffiguranti paesaggi, che firmava Kattermole
(evidentemente la tendenza all'esotismo era ben radicata in famiglia)
e vendeva ai turisti stranieri.
Sembra che Eva sia stata una bambina
molto precoce, dotata soprattutto per l'apprendimento delle lingue. I
suoi, che investirono molto sull'educazione dei figli, la
assecondarono, prima mandandola a studiare in Francia, al Sacre Coeur
di Parigi, e poi finanziando la pubblicazione delle sue prime
raccolte poetiche, di cui la più antica (“Canti e ghirlande”)
risale al 1867.
Eva Cattermole nel 1871
Eva Cattermole nel 1883
Firenze, a quel tempo, era un centro
culturale di un certo rilievo (anche perché, per qualche anno, fu
capitale del Regno) e, tra i salotti più frequentati, c'era quello
della marchesa di Fusignano, Laura Beatrice Oliva, moglie
dell'insigne giurista e parlamentare Pasquale Stanislao Mancini. Qui,
Eva provò inizialmente a mettersi in luce come artista, senza
conseguire un particolare successo, e poi a entrare nella famiglia
direttamente dalla porta principale, sfruttando la risorsa sempre
valida della bellezza fisica. Il terzo figlio dei Mancini, Francesco
Eugenio, ufficiale dei bersaglieri, era molto affascinato dalla sua
avvenenza e, nonostante lo scarso entusiasmo dei genitori davanti
alla prospettiva dell'unione con quella che a loro pareva solo
un'avventuriera, finì per chiederle la mano. Questo passaggio fu
sicuramente facilitato dalla morte prematura (luglio 1869) della
madre Laura Beatrice Oliva, che era stata la principale oppositrice
al matrimonio. La coppia si sposò nel marzo del 1871: visse prima a
Napoli e poi si spostò a Milano, nella zona signorile di via Cesare
Correnti.
Il matrimonio, come spesso accade, era
nato su premesse destinate a estinguersi con la prima fiamma di
passione, lasciando solo i problemi tra due persone molto diverse tra
loro. Eva avrebbe voluto vivere tra teatri e salotti letterari,
Eugenio non si interessava di letteratura e preferiva passare il
tempo libero giocando a carte con gli amici. Presto, si trovarono a
condurre vite quasi estranee e lei, che aveva moltissimi
corteggiatori, finì per cedere a uno di essi, tra l'altro uno dei
migliori amici del marito, Giuseppe Bennati Baylon, impiegato di
banca.
Laura Beatrice Oliva (1821-69)
Pasquale Stanislao Mancini (1817-88)
Francesco Saverio Eugenio Mancini (1845-1925)
I due si incontravano in una camera che
tenevano permanentemente affittata a poca distanza dalla casa di lei,
che si muoveva coperta da una cameriera, Giuseppina Dones. Ma la
Dones, a quanto sembra, era segretamente innamorata di Eugenio e,
alla prima occasione, gli spifferò tutto quello che combinava la
moglie e lo guidò fino all'alcova degli amanti, facendoglieli
sorprendere sul fatto, il 22 maggio 1875. Eugenio, secondo la
consuetudine del tempo (ma vietata dalla legge) sfidò a duello il
rivale, che non rispondergli di no. La sfida alla pistola si tenne il
27 maggio a Bollate: Bennati Baylon ebbe la possibilità di sparare
per primo, ma vi rinunciò; Eugenio invece prese bene la mira e lo
ferì gravemente al ventre. Bennati Baylon morì il 7 giugno ed
Eugenio finì sotto processo, ma il 30 luglio fu assolto perché al
delitto furono riconosciute le “ragioni d'onore”: in seguito,
avrebbe fatto carriera nell'esercito fino al grado di generale. La
cameriera Dones, raccontano le cronache del tempo, per il rimorso, si
avvelenò con l'acido, mentre la madre di Bennati Baylon uscì di senno.
Illustrazione del tempo sul processo a Eugenio Mancini
Eva dovette letteralmente scapparsene
da Milano e tornò a Firenze, dove visse in casa della nonna , dato
che anche il padre le aveva chiuso la porta, tra ristrettezze
economiche, dato che il marito non le passava nulla. Fu anche per
racimolare qualcosa che cominciò a proporre i suoi scritti alle
riviste letterarie di tutto il Paese. Ogni tanto qualcosa usciva, e
la sua fama si consolidò, soprattutto grazie all'amicizia (che forse
fu anche qualcosa di più) con un letterato affermato, il siciliano
Mario Rapisardi, passato alla storia delle patrie lettere soprattutto
grazie alla moglie Giselda Fojanesi, che fu a lungo l'amante di
Giovanni Verga, senza che però a nessuno dei due uomini passasse per
la mente l'idea di mettere in piedi un duello. Rapisardi la aiutò a
imporsi nell'ambiente e, intorno al 1884, la sua fama era abbastanza
grande da garantirle la regolare pubblicazione delle sue opere sia in
versi (“Nuovi versi”) sia in prosa (“Il romanzo di una
bambola”, “Una famiglia di topi”). Per qualche tempo, si era
firmata “Lina di Baylon” in omaggio alla memoria dell'amante
morto. Poi passò a “Contessa Lara”, che fece subito presa sul
pubblico. Nel 1884, dopo una serie di spostamenti, Eva si stabilì a
Roma, dove sfruttò la sua fama per aprire un salotto letterario
subito molto frequentato, e visse una relazione molto stabile con un
altro scrittore siciliano, Giovanni Alfredo Cesareo, futuro docente
universitario e poi senatore, che aveva 11 anni meno di lei.
Mario Rapisardi (1844-1912) e Giselda Fojanesi (1851-1946)
Giovanni Verga (1840-1922)
Giovanni Alfredo Cesareo (1860-1937)
Alcune opere firmate "Contessa Lara"
La fine della relazione con Cesareo,
nel 1894, segnò l'inizio di una grave crisi nella vita di Eva, che
però sembrò risolversi quando nella sua vita entrò un nuovo
compagno. Il giornalista Angelo De Gubernatis le fece conoscere un
pittore napoletano, Giuseppe Pierantoni, che avrebbe dovuto
collaborare con lei per adattare al gusto italiano dei figurini di
moda francesi, per conto della rivista “L'illustrazione italiana”.
Pierantoni era uno spiantato, diplomato all'Accademia di Belle Arti
ma incapace di combinare qualcosa nella vita per mancanza di
carattere, sul quale era caduta la fortuna di vincere un concorso
come disegnatore nelle Ferrovie e trasferirsi a Roma. Ammiratore
delle poesie di Eva, aveva fatto di tutto per incontrarla. Divenne il
suo nuovo amante, nonostante la differenza di età di quasi 20 anni
(lei 45 anni, lui 25).
La relazione era però destinata ad
andare avanti in modo molto problematico, perché sin da subito i due
si tradirono a vicenda. Lei, in più, ci aggiungeva delle scenate di
gelosia quando scopriva i tradimenti di lui, negando invece i propri.
La situazione andò sempre peggio fino al 1896. Mentre Pierantoni era
intento a preparare il concorso per diventare professore di disegno
nelle scuole, Eva compì un viaggio in Alta Italia, durante il quale
ebbe delle brevi avventure con due fratelli, entrambi ufficiali, uno
di Marina e uno di Fanteria, Ferruccio ed Ezio Bottini. Ferruccio le
regalò anche una rivoltella, per la sua difesa personale.
Il 30 novembre di quello stesso anno,
ebbe una ennesima lite con Pierantoni, che aveva scoperto l'intrigo
con Ferruccio Bottini ma, cercandone le prove si era imbattuto in una
lettera di Ezio Bottini e, abbastanza prevedibilmente, reagì
malissimo. Non si sa bene cosa avvenne, se Eva minacciò Pierantoni
con la rivoltella e questo gliela strappò di mano o se Pierantoni
afferrò la rivoltella che era stata lasciata irresponsabilmente in
piena vista: sta di fatto che Pierantoni le sparò, colpendola
all'addome. Soccorsa solo dopo alcune ore, il 1° dicembre fu
operata, ma morì ugualmente in serata. Fece in tempo a rilasciare
due dichiarazioni diverse sul fatto: alla polizia disse che
Pierantoni voleva vivere alle sue spalle e le aveva sparato dopo che
lei gli aveva negato del denaro; a un'amica disse invece che
Pierantoni aveva sparato per passione e che lei lo perdonava.
Il delitto in una illustrazione del tempo
Nonostante la difesa del famoso
avvocato e criminologo Salvatore Barzilai, che fece a pezzi la figura
di Eva, Pierantoni fu condannato a 11 anni e 10 mesi di reclusione.
Li scontò interamente, poi tormò a Napoli, dove morì di
tubercolosi nel 1925.
Salvatore Barzilai (1860-1939)
Un volume che rende l'idea della portata mediatica del delitto a quel tempo
L'ex amante Ezio Bottini, anticipando quelli di Lady Diana, cercò subito di capitalizzare la notorietà che gli offriva la situazione
Nel marzo del 1975 la Rai Tv raccontò,
in modo romanzato ma molto interessante, la vita della scrittrice
nello sceneggiato “Contessa Lara”, regia di Dante Guardamagna,
con Annamaria Guarnieri protagonista. Fu l'occasione per una breve ma
accesa polemica tra femministe e tradizionalisti, che sulla sua
figura erano naturalmente schierati su posizioni opposte.
Annamaria Guarnieri nello sceneggiato
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