venerdì 29 novembre 2019

I Molly Maguires e l'impronta della mano di Alexander Campbell


Durante gli anni '70 del XIX secolo, la sempre maggiore diffusione dell'acciaio portò a un supersfuttamento delle miniere di carbone e, soprattutto, degli uomini che vi lavoravano. Il fenomeno procedette incontrollato in mancanza di una qualsiasi legislazione sociale, e fu particolarmente accentuato nell'area della Pennsylvania orientale, che nel periodo immediatamente precedente si era riempita di irlandesi immigrati in seguito alla carestia del 1847.
L'arbitrio e l'abuso da parte dei proprietari delle miniere e delle loro milizie erano così accentuati e la repressione dei tentativi di sindacalizzazione così brutale che un gruppo di minatori scelse di affrontare la questione con altrettanta violenza, dando vita a un'organizzazione terroristica chiamata “Molly Maguires”, che nacque in seno all'Antico Ordine degli Hiberniani, un'organizzazione pacifica di mutua assistenza tra gli operai, l'unica sul territorio a essere aperta anche agli immigrati.
Le vicende relative all'attività dei Molly Maguires sono state oggetto di diversi resoconti, tra i quali è rimasto particolarmente famoso il film “I cospiratori”, diretto nel 1968 da Martin Ritt e interpretato da Sean Connery e Richard Harris. 
Locandina del film di Ritt con Connery e Harris

Nel tempo, l'argomento è stato studiato soprattutto dagli storici del Diritto, che hanno messo in luce come, nell'occasione, lo Stato degli Usa cedette completamente la propria sovranità a dei soggetti privati, i proprietari delle miniere, permettendo loro di creare milizie di polizia e di ricorrere a detectives privati da infiltrare tra i minatori, e non interferendo nemmeno quando, una volta catturati i principali esponenti dei Molly Maguires, questi furono condannati a morte attraverso dei processi farsa basati su prove molto dubbie, per non dire inconsistenti.
Fu, insomma, un amaro anticipo di quanto sarebbe successo poi ad Chicago nel 1886, con gli attentati e i disordini di Haymarket dovuti all'attività di agenti provocatori, che portarono successivamente alla condanna capitale degli innocenti leader sindacali che negli stessi giorni stavano guidando manifestazioni assolutamente pacifiche.
A differenza dei sindacalisti di Haymarket, tuttavia, i Molly Maguires qualche delitto lo commisero. Radicati nelle principali contee minerarie, si organizzarono in modo da eliminare persecutori, spie e crumiri attraverso il “sistema reciproco”, tale che le squadre della morte attive in una contea provenivano sempre da un'altra contea in modo che i loro componenti non fossero facilmente identificabili. Una iniziale serie di delitti restò in questo modo impunita.
I proprietari delle miniere si rivolsero quindi alla Pinkerton, l'agenzia investigativa che già si era fatta conoscere nella caccia ai fuorilegge. Allan Pinkerton decise quindi di infiltrare nel movimento un proprio agente, il trentenne James McParlan, pure lui immigrato irlandese. McPartland giunse nella cittadina di Port Clinton il 27 ottobre 1873 facendosi passare per il minatore disoccupato James McKenna.
Allan Pinkerton (1819-84)

James McParlan (1844-1919)

McPartland, per alcuni mesi, lavorò in miniera e frequentò i locali degli altri minatori, poi fu finalmente ammesso nell'Antico Ordine degli Hiberniani e, da qui, entrò nei Molly Maguires. Dovette passare oltre un anno, però, prima che fosse coinvolto in qualche fatto di sangue.
Fu nell'estate del 1875 che Jack Kehoe, capo dei Molly Maguires, lanciò l'offensiva. Il 28 giugno di quell'anno, quattro sicari armati spararono a Billy Thomas ferendolo gravemente. McParlan, pur al corrente del piano, non intervenne per non far saltare la sua copertura. Una settimana dopo, all'alba, fu ucciso il vigilante Benjamin Yost nella cittadina di Tamaqua. Un mese dopo, tre sicari uccisero un sovrintendente di vigilanza, attivissimo nella repressione delle manifestazioni, John P. Jones. Un mese ancora dopo, fu la volta di un altro sovrintendente, Thomas Sargent, e di un minatore crumiro, il gallese William Uren, a Wiggan's Patch. Quest'ultimo episodio ebbe una conseguenza ancora più tragica, perché alcuni vigilanti credettero di identificare tra gli assassini un minatore, Charles O'Donnell, assaltarono casa sua e lo uccisero insieme alla figlia e al figlio.
Molto ingenuamente, un certo Kerrigan, con cui era entrato in confidenza, raccontò a McParlan che il vigilante Yost era stato ucciso per errore. Il vero bersaglio era un suo collega, Bernard McCarron, con il quale aveva scambiato il turno. Kerrigan mostrò a McParlan anche l'arma del delitto e gli fece i nomi dei due colleghi che lo avevano aiutato nell'omicidio. McParlan rischiò di essere designato come assassino del sovrintendente Jones, ma riuscì a evitarlo fingendosi malato. In un modo o in un altro, McParlan riuscì ad apprendere sia il nome di quello che lo aveva sostituito sia i nomi del cinque sicari di Wiggan's Patch.


Tre episodi in stampe del tempo
Un biglietto del tempo con una minaccia di morte

Ai primi del 1876 scattò la retata, e i principali membri dei Molly Maguires furono arrestati dai vigilanti e dagli agenti della Pinkerton. Nei successivi processi, tenuti a Pottsville, oltre a disporre di un'assistenza legale molto carente, dovettero vedersela anche con giurie dalle quali i padroni delle miniere avevano preteso e ottenuto di espellere tutti i cittadini americani di origine irlandese. Quasi tutti i giurati erano di origine tedesca, non conoscevano perfettamente l'Inglese e furono sottoposti a ogni genere di intimidazioni.
Il piatto forte delle udienze fu la deposizione di McParlan, il 6 maggio 1876. La rivelazione della sua reale identità provocò una reazione di dolore da parte del pubblico, in mezzo ai quali c'era molta gente che lo aveva conosciuto e gli era stata amica.
La vicenda processuale fu comunque molto complessa e, in ogni caso, si concluse con la condanna di 19 Molly Maguires all'impiccagione per la serie di omicidi che abbiamo visto e per altri che furono loro addebitati.
Le prime 10 sentenze furono eseguite il 21 giugno 1877, in due sedi separate: nella prigione di Mauch Chunk furono impiccati quattro uomini per l'omicidio di John P. Jones e in quella di Pottsville altri sei per gli omicidi di Yost, Sanger e Uren. Le esecuzioni sarebbero andate avanti fino al 16 gennaio 1879. Il leader dei Molly Maguires, Jack Kehoe, fu impiccato il 18 dicembre 1878.
Jack Kehoe (1837-78)

Alla prima serie di esecuzioni è legato un episodio singolare, spesso citato dagli appassionati di paranormale. Uno dei condannati, Alexander Campbell, nato a Donegal in Irlanda nel 1833 e proprietario di una locanda in cui i Molly Maguires si riunivano, sicuramente non coinvolto direttamente in nessun omicidio ma condannato lo stesso alla forca, protestò un'ultima volta la sua innocenza quando le guardie andarono a prenderlo per l'esecuzione e, dopo aver strofinato la mano nel terreno che faceva da pavimento alla sua cella, la numero 17, la sbatté contro un muro, lasciando un'impronta ben visibile e dichiarando che questa sarebbe rimasta lì per sempre a testimoniare la sua innocenza.
Alexander Campbell

L'impronta, stando a quel che si dice, avrebbe poi resistito a ogni tentativo di lavaggio e sarebbe ricomparsa anche dopo degli interventi drastici, ossia più di una ritinteggiatura del muro e perfino dopo la demolizione di questo, per ordine dello sceriffo Biegler, nel 1930.
L'impronta come appare oggi
La prigione di Mauch Chunk

La prigione finì in disuso nel 1995 e, dopo qualche tempo, divenne un'attrazione turistica, soprattutto per via dell'impronta nella cella numero 17. Nel 2004, due scienziati forensi, James Starr della George Washington University e Jeff Kercheval della polizia scientifica di Hagerstown, compirono un rapido studio dell'impronta stessa, utilizzando la fotografia a infrarossi. Stabilirono che non era stata dipinta né con vernici né con altri mezzi, ma restarono ugualmente molto scettici riguardo la sua origine paranormale. 
Il professor James Starr

Tra l'altro, scoprirono che non si è mai capito bene a quale delle due mani di Campbell appartenesse, perché le diverse versioni, nel tempo, sono discordanti. Di questo studio, trattarono in un contributo pubblicato sul bollettino dell'American Academy of Forensics Sciences del settembre 2004.

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