Le biografie di Jean Nicholas Arthur
Rimbaud (1854-91), archetipo del “poeta maledetto”, esempio
ineguagliato di talento precoce e di esistenza tormentata oltre ogni
immaginazione, sono sempre ricchissime di particolari riguardo la sua
relazione con Paul Verlaine (1844-96), un altro che quanto a
“maledettismo” associato all'arte non ha nulla da invidiare a
nessuno; e, negli ultimi decenni, anche riguardo quello che sarebbe
stato il malefico influsso esercitato su di lui dalla madre e dalla
sorella Isabelle. Ciò si deve certamente all'esistenza di una
ricchissima documentazione, costituita da lettere, testimonianze e
perfino opere letterarie (Rimbaud e Verlaine misero anche in versi
non pochi aspetti scabrosi della loro relazione: nonostante la loro
evidente oscenità, sono versi degni del talento di entrambi).
Arthur Rimbaud nel 1871, quando si recò per la prima volta a Parigi dalla natia Charleville
Paul Verlaine e Arthur Rimbaud intorno al 1872
Il dipinto L'angolo del tavolo, di Henri Fantin-Latour (1872) che ritrae alcuni artisti bohémien nella Parigi del tempo: Verlaine e Rimbaud sono i primi due seduti a sinistra
Viceversa, un dettaglio singolare e
agghiacciante dell'esistenza di Rimbaud, documentato solo da
testimonianze incerte e da pochi vaghi cenni in una lettera, viene
quasi sempre omesso dai biografi, tant'è vero che perfino in mezzo
all'enorme messe di pagine online dedicate al poeta francese, è
rarissimo trovare documenti che vi accennino. Nel 1880, Rimbaud si
rese responsabile di un omicidio.
Il momento stesso del delitto non è
accertato con totale sicurezza: alcune fonti lo datano al 20 giugno,
altre al 20 luglio. Ma andiamo per ordine, esponendo i fatti noti.
Seguire tutte le peregrinazioni di
Rimbaud per il mondo, non è facile. Lo stesso vale se si prova a
descrivere le circostanze che lo portarono a Cipro, teatro della
vicenda. Sta di fatto che, dalla fine del 1878, aveva lavorato alle
dipendenze di un'impresa edile inglese, la cui sede era ad
Alessandria d'Egitto, e che questa l'aveva inviato a dirigere i
lavori presso una cava di Potamos, nella zona nord-occidentale di
Cipro. Qui, però, Rimbaud si era ammalato di tifo ed era tornato a
casa a Roche, nelle Ardenne. Una volta ristabilitosi, nell'aprile del
1880, provò a farsi riassumere dalla stessa impresa edile, che lo
riprese e lo rispedì a Cipro, con l'incarico di sorvegliante nel
cantiere dove si stava edificando la nuova residenza dell'Alto
Commissario inglese, sir Robert Biddulph, sui monti Troodos, una
catena montuosa di origine vulcanica che si trova nella parte
sud-occidentale dell'isola.
Carta fisica di Cipro che evidenzia la posizione dei Troodos a sud-ovest
Un'immagine della catena dei Troodos
La zona del Monte Olimpo
Sul Monte Olimpo
Purtroppo non ci è dato sapere in
quale punto esatto della catena montuosa si trovasse il cantiere, né
se esistano ancora immagini della residenza stessa. La maggiore cima
della catena è il Monte Olimpo, che raggiunge i 1952 metri di quota.
A differenza della sua esperienza a Potamos, quando era stato
tormentato dal calore e dall'afa, qui Rimbaud dovette vedersela con
il freddo delle altitudini.
Non cambiò, invece, il suo rapporto
con le persone che lo circondavano. Non si era fatto amici prima, non
se ne fece neppure adesso. Nelle lettere che spediva agli amici in
Francia, si lamentava di essere pagato troppo poco, diceva di avere
dentro una rabbia che avrebbe volentieri sfogato uccidendo qualcuno.
Chissà se era una battuta o lo pensava
davvero. Alle sue dipendenze, c'erano circa 50 operai reclutati sul
posto, con i quali i suoi rapporti furono pessimi da subito. C'erano
continuamente discussioni: una di queste, degenerò in modo da avere
conseguenze irreparabili.
Secondo un biografo italiano, Ottorino
Rosa, Rimbaud lanciò una pietra contro un operaio con il quale aveva
avuto un violento alterco, colpendolo alla tempia e uccidendolo
all'istante. Ma molte cose non tornano. E' possibile, ma abbastanza
difficile, uccidere qualcuno lanciandogli un sasso in testa senza
servirsi di una fionda; e sembra strano che la vittima morisse
addirittura sul colpo. Inoltre, tutte le fonti affermano che il
delitto fu compiuto davanti a tutti gli altri operai, ma poi
aggiungono che Rimbaud era solo sospettato di averlo commesso:
possibile? Ammazzi uno davanti a 50 testimoni e sei solo “sospettato”
di averlo ucciso? La maggior parte dei biografi glissa parlando di un
“oscuro incidente”.
Resta il fatto che, il giorno stesso,
Rimbaud scappò via. Saltò sul primo cavallo disponibile, scese
precipitosamente fino al Limassol, principale porto dell'isola, e si
imbarcò sulla prima nave in partenza, diretta a Aden, nello Yemen.
Giunto a Aden, il 17 agosto 1880,
scrisse a un amico in Francia che se n'era andato da Cipro dopo aver
litigato con l'ingegnere capo e con l'addetto alle paghe, senza fare
cenno ad altro.
Da allora in avanti, avrebbe condotto
una vita ancora più girovaga e avventurosa di prima, facendo fortuna
con i commerci (ma non quello di schiavi, di cui è stato
ingiustamente accusato sulla base di comunicazioni relative a un
altro francese) e scrivendo alcune importanti relazioni geografiche,
relative specialmente alla zona dell'Ogaden, tra Etiopia e Somalia e
a quella del Gibuti, più a Sud. Avrebbe sfruttato il suo talento,
ora che non lo dedicava più alla poesia, imparando benissimo diverse
lingue arabe e africane. Avrebbe pensato anche di mettere su famiglia
con una donna abissina di religione cattolica, Mariam (come Verlaine,
era bisessuale), ma rinunciandoci perché preso di nuovo dalla smania
di viaggiare. Infine, affetto da un tumore osseo al ginocchio
sinistro, sarebbe tornato a morire in Francia, in un ospedale di
Marsiglia, a 37 anni, il 10 novembre 1891.
Rimbaud nel 1884
Rimbaud in Africa, prima di ammalarsi
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