Erano tre donne sole, non più
giovanissime, ma neanche tanto vecchie da aver abbandonato ogni
speranza di farsi una famiglia in futuro. Avevano la sfortuna di
essere cresciute nell'Inghilterra tra la fine del XIX e l'inizio del
XX secolo, quando l'emigrazione verso le Americhe, l'Australia e le
colonie, portava via molti giovani uomini, che partivano in cerca
di fortuna e difficilmente tornavano. Intorno al 1910, tutti i
giornali che pubblicavano annunci matrimoniali erano pieni di
inserzioni di giovani donne nubili, mentre quelle di uomini celibi
erano molto più rare.
Si chiamavano Bessie Mundy, nata nel
1877, Alice Burnham, nata nel 1888, e Margaret Lofty, nata nel 1876.
Erano tutte e tre ragazze di famiglie medio-borghesi, non troppo
istruite ma sufficientemente ambiziose da sognare, oltre al
matrimonio e ai figli, anche un lavoro che permettesse una minima
autonomia economica. Bessie aveva studiato da segretaria, Alice da
infermiera e Margaret era una dama di compagnia.
Bessie Mundy
Alice Burnham
Margaret Lofty
Tutte e tre coronarono il loro sogno di
sposare un uomo affascinante, sempre conosciuto attraverso
un'inserzione, ma la frase conclusiva delle loro fiabe non fu la
consueta “e vissero felici e contenti”.
Il 26 agosto 1910, a Bristol, Bessie
sposò un certo Henry Williams, che poche settimane dopo la lasciò
perché impegnato in viaggi di lavoro. Il matrimonio andò avanti tra
alti e bassi, con lui spesso distante e lei che era costretta a
sovvenzionarlo attingendo ai risparmi faticosamente messi da parte,
finché sembrò che Henry avesse finalmente fatto l'affare della vita
e, libero da preoccupazioni economiche, la portò in vacanza in una
pensione dotata di tutti i confort nella rinomata località turistica
di Herne Bay, nel Kent, subito a Est della Manica. Era il luglio del
1912. Purtroppo Bessie non stava molto bene, soffriva soprattutto di
dolori di testa e di spossatezza, ragione per cui fu visitata alcune
volte da un medico locale, che le diagnosticò una forma di
epilessia. La mattina del 13 luglio, mentre il marito era al mercato
per comprare del pesce fresco, Bessie decise di farsi un bagno nella
vasca che era stata installata ad hoc nella loro stanza. Al ritorno,
il marito la trovò priva di conoscenza e con la testa sott'acqua;
chiamò lo stesso medico che l'aveva visitata, Frank French, ma
questi non poté far altro che constatarne la morte. Ne seguì una
breve inchiesta giudiziaria, tenutasi il 15 luglio, conclusa con il
verdetto di morte accidentale in seguito a un attacco epilettico.
Bessie fu sepolta a Herne Bay il 16. Dopo aver scritto alcune lettere
ai parenti di lei, il 18 luglio Henry Williams partì da Herne Bey e
da allora non si seppe più nulla di lui.
Bessie Mundy con il marito Henry Williams
La vasca di Herne Bay in cui annegò Bessie Mundy
Nella tarda estate del 1913, Alice, una
ragazza cresciuta nel Buckinghamshire che si era poi trasferita nella
località costiera di Southsea, vicino Portsmouth, per lavorare da
infermiera in una casa privata, conobbe un uomo di nome George Smith
e si fidanzò con lui. Smith non piacque affatto ai genitori di
Alice, che lo giudicarono subito un manipolatore: ma Alice non volle
intendere ragioni e lo sposò ugualmente, il 4 novembre. Per il
viaggio di nozze, la coppia si recò a Blackpool, località turistica
di mare del Lancashire, a Nord del Galles, affittando una stanza in
una pensione. Qui, quasi subito, Alice cominciò ad accusare sintomi
di spossatezza e continui dolori di testa. Il dottor George Billings,
cui il marito la portò prontamente a farsi visitare, la trovò in
buona salute nonostante il sovrappeso e i postumi di un recente
intervento di peritonite, subito all'inizio dell'estate. Ipotizzò
invece che soffrisse di una qualche forma di epilessia. Il 12
dicembre 1913, poche ore dopo aver spedito alla madre una cartolina
in cui raccontava di stare bene e di essere felicissima insieme al
marito, Alice fece un bagno nella vasca che si trovava nella stanza
di fronte a quella in cui lei e suo marito avevano preso alloggio. A
un certo punto, i padroni di casa, che erano al piano di sotto,
notarono l'acqua che sgocciolava dal soffitto e, temendo che la donna
avesse riempito troppo la vasca, chiesero al marito di avvertirla.
Questi, però, appena aperta la porta del bagno, si mise a gridare,
chiedendo di chiamare il dottor Billings. Il dottore, che abitava
vicino, accorse subito, ma trovò Alice già morta, annegata nella
vasca in cui era svenuta durante il bagno. L'inchiesta, tenutasi il
giorno dopo, accertò che la morte era stata accidentale. Il 15
dicembre, subito dopo il funerale di Alice, George Smith partì in
treno da Blackpool e da quel momento non si seppe più nulla di lui.
La vasca di Blackpool in cui annegò Alice Burnham
Margaret, tra la fine del 1913 e i
primi del 1914, a Bristol, aveva avuto una tumultuosa relazione,
probabilmente la prima della sua vita, con un certo Wlliam Gilbert,
che però aveva lasciato dopo aver scoperto che era già sposato. Nel
dicembre del 1914 se ne andò improvvisamente da casa, lasciando alla
madre, alla sorella e al fratello un biglietto in cui spiegava che si
recava a Londra a lavorare come dama di compagnia presso un'anziana
aristocratica. Con un secondo biglietto, spiegò che il lavoro le era
stato procurato da un'amica che anch'esse conoscevano. In realtà, se
ne andò a Bath, celebre stazione termale del Somerset, per sposare
un certo John Lloyd, da poco conosciuto. La coppia si sposò a Bath
il 17 dicembre. Poi si spostarono a Londra, dove però trovarono già
occupata la stanza in una pensione che Lloyd aveva prenotato. Ne
trovarono un'altra a Highgate ma, quasi subito, Lloyd dovette portare
la moglie nello studio del dottor Stephen Bates, lì vicino, dato che
essa soffriva di spossatezza e dolori di testa ricorrenti. Poiché
aveva anche un po' di febbre, le diagnosticò un'influenza e le
raccomandò di riposare. La sera del 18 dicembre 1914, sentendosi
meglio, Margaret volle fare un bagno, mentre il marito suonava l'inno
sacro Più vicino a te, o Signore (lo stesso che si diceva fosse
stato l'ultimo pezzo eseguito dall'orchestra del Titanic durante
l'affondamento) sull'armonium di cui la loro stanza era dotata. Poi
John Lloyd uscì per comprare dei pomodori per la cena della moglie.
Al ritorno, appena salito, giunto alla stanza da bagno, cacciò un
grido e chiese aiuto. La padrona di casa lo trovò che cercava di
estrarre il corpo esanime della moglie dalla vasca. Accorse anche il
poliziotto Stanley Heath, che si trovava di ronda per strada,
chiamato dalla padrona di casa; infine arrivò anche il dottor Bates,
cui Margaret apparve subito morta. Il giorno dopo, arrivò sul posto
un cugino di Margaret, Frederick Kilvington, cui i familiari aveva
chiesto di verificare come stessero andando le cose dopo che finalmente Margaret li aveva avvisati del suo matrimonio. Kilvington fu
presente anche all'inchiesta, che cominciò il 22 dicembre e si
concluse il 1° gennaio 1915 con un verdetto di morte accidentale. Il
funerale si svolse comunque il 23 dicembre. Dopo l'inchiesta, John
Lloyd partì da Londra e nessuno seppe più nulla di lui.
In quel tempo in cui le notizie
venivano diffuse solo dai giornali e quelle di cronaca nera solo dai
giornali locali, non era facile che qualcuno collegasse tra loro
diverse morti avvenute a notevole distanza l'una dall'altra. Era
cominciata anche la prima guerra mondiale, che occupava le pagine di
gran parte delle testate. Ma il padre di Alice Burnham, Charles, non
era mai stato molto convinto delle circostanze in cui era morta la
figlia e, quando lesse le circostanze della morte di Margaret Lofty,
contattò immediatamente Scotland Yard, che affidò il caso al
detective Arthur Neil, del commissariato di Kentish Town, nato nel
1868. Neil era un segugio che aveva già risolto alcuni casi
difficili tra cui quello dell'avvelenatore George Chapman. Quasi
subito scoprì che un albergatore di Blackpool, Joseph Crossley,
aveva già messo in relazione le due morti e avvisato la polizia.
Le ricerche di Neil, che interrogò
ripetutamente tutti i testimoni, tesero inizialmente ad accertare se
George Smith e John Lloyd fossero la stessa persona.
Arthur Neil
I casi cominciarono a diventare
particolarmente interessanti quando si scoprì che le due donne morte
avevano stipulato, poco prima del decesso, delle polizze assicurative
il cui unico beneficiario era il marito. Neil fece mettere sotto
sorveglianza lo studio del notaio Walter Davies di Londra, che John
Lloyd aveva incaricato di riscuotere la polizza assicurativa e, il 1°
febbraio, i poliziotti di turno fermarono un uomo la cui descrizione
coincideva con quella di Lloyd. Costui confermò la propria identità
ma negò di essere George Smith. Tuttavia, quando gli dissero che
sarebbe stato trattenuto il tempo necessario a far arrivare Charles
Burnham, il padre di Alice, ammise di essere George Smith, anzi
George Joseph Smith, nato a Bethnal Greem l'11 gennaio 1872. Disse
anche che le sue due mogli erano morte entrambe accidentalmente, per
pura coincidenza.
George Joseph Smith
Gli indizi a disposizione di Neil per
incriminare Smith erano comunque molto scarsi. Non si capiva come
avesse potuto annegare le due donne avendo solo pochi secondi a
disposizione, senza lasciare il minimo segno di colluttazione e senza
usare alcuna droga o alcun veleno. Allora Neil chiese l'aiuto di
Bernard Spilsbury, un medico londinese, nato nel 1877, che si stava
facendo un gran nome come patologo forense e che aveva dato un grande
contributo alla risoluzione di difficili casi giudiziari, primo fra
tutti il delitto Crippen.
Bernard Spilsbury nel suo studio
Spilsbury fece esumare entrambe le
donne e praticò sui corpi delle scrupolose autopsie, ma senza
arrivare a nessuna conclusione definitiva.
Intanto, poiché tutti i giornali
trattavano questa storia, cominciarono ad affluire altre notizie. Un
ispettore di polizia di Kent Heard avvisò Neil della morte sospetta,
analoghe a quelle oggetto delle indagini, a Herne Bay nel luglio
1912. A Neil bastò mostrare le foto di George J. Smith ai conoscenti
della coppia per vedersi confermare che anche Bessie Mundy era stata
sposata con lui. Due morti dello stesso tipo erano già abbastanza
incredibili da accettare come frutto della casualità, tre era
assurdo il solo pensarci.
Infatti, appena le notizie trovarono
ulteriore diffusione, cominciarono a saltare fuori ulteriori dettagli
sulla vita di George J. Smith. Emerse infatti che, dopo un primo
matrimonio celebrato nel 1898, senza aver mai divorziato, aveva
sposato un'altra donna già l'anno successivo. In ambo i casi, le
mogli erano state abbandonate dopo poco, e lasciate a secco di
contanti. Nel 1901 era finito in galera, per aver rubato nella casa
in cui serviva come domestico. Rilasciato, era emigrato in Canada,
per tornare in patria prima del 1908. Dal 1908 al 1914, nascondendosi
dietro 7 diverse identità, aveva sposato 7 donne diverse, le 3
vittime e altre 4 che aveva derubato senza ucciderle.
Edith Pegler, un'altra delle donne sposate da Smith sotto falso nome
Alice Reavil, un'altra delle "mogli" di Smith
Intanto, il dottor Spilsbury continuava
ad arrovellarsi sulle modalità con cui si sarebbero consumati i
delitti, perché di delitti doveva per forza trattarsi. Fino a quel
punto, Smith poteva essere processato in quanto bigamo e truffatore,
ma nessuna prova metteva in dubbio l'ipotesi che le 3 vittime fossero
morte accidentalmente. Spilsbury decise allora di compiere qualche
test, simulando l'annegamento di una persona in una vasca da bagno di
una lunghezza inferiore all'altezza della donna stessa. Ingaggiò una
provetta istruttrice di nuoto e Neil provò ogni tecnica possibile
per cacciarle la testa sott'acqua mentre lei era distesa in una
vasca. In tutti i casi, la donna si difese in modo tale da non
lasciare dubbi sul fatto che l'eventuale colluttazione avrebbe
lasciato segni inconfondibili.
Poi, quasi per caso, mentre pensavano
di abbandonare queste ricerche, Spilsbury e Neil si fecero venire
l'idea di afferrare le caviglie della donna e tirarle bruscamente, in
modo da farla finire con la testa sott'acqua in una frazione di
secondo. Questo esperimento rischiò di finire in tragedia, perché,
pur venendo estratta dalla vasca dopo pochi istanti, la coraggiosa
nuotatrice apparve del tutto incosciente, e restò in queste
condizioni per quasi mezz'ora, nonostante Spilsbury stesso e altri
medici facessero di tutto per rianimarla, riprendendosi a fatica solo
quando ormai la situazione sembrava disperata. Raccontò di non
ricordare nulla di quanto accaduto.
Una ricostruzione dell'esperimento di Spilsbury
La ricostruzione di un delitto mostrata in cera nel museo di Madame Tussaud
Il meccanismo era chiaro. Smith, che
tutti i conoscenti descrivevano come un uomo dallo sguardo magnetico,
capace quasi di ipnotizzare chi gli stava davanti, aveva inventato
una tecnica infallibile per far perdere conoscenza a una persona
distesa in una vasca, così che annegasse in un modo apparentemente
naturale.
Il processo, relativo al solo
assassinio di Bessie Mundy, cominciò il 22 giugno 1915, in una
Londra già provata dai primi bombardamenti compiuti dalla Germania
utilizzando dei dirigibili Zeppelin. Smith era abbastanza sicuro di
sé: aveva ingaggiato come difensore Edward Marshall Hall, il miglior
penalista inglese del tempo, e sapeva di avere contro di sé solo
prove indiziarie. Anche allo scrittore Edgar Wallace, che seguiva il
processo per conto di alcuni giornali, sembrò tranquillissimo.
Tuttavia, non aveva fatto i conti con
la personalità di Spilsbury. Quando il pubblico ministero Archibald
Bodkin chiamò a testimoniare il patologo, questi si rivelò una
personalità ben più magnetica e convincente dell'accusato.
Nonostante Marshall Hall lo controinterrogasse a lungo cercando di
farlo cadere in contraddizione, non mostrò mai il minimo segno di
cedimento e confermò la sua teoria su tutti i punti.
Smith fotografato durante il processo
Edward Marshall Hall
Il 1° luglio 1915, dopo soli 22 minuti
di camera di consiglio, la giuria dichiarò Smith colpevole
dell'assassinio di Bessie Mundy. Il giudice Scrutron lo condannò
all'impiccagione. Marshall Hall propose immediatamente appello
all'Old Bailey, ma anche questo fu respinto, il 29 luglio, da Lord
Reading.
George J. Smith fu impiccato, il 13 agosto 1915, nel
carcere di Maidstone, dal celebre boia John Ellis, che poi nelle sue
memorie si vantò di aver impiegato complessivamente 46 secondi a
svolgere l'intera procedura, dal momento in cui Smith era uscito
dalla cella a quello in cui l'effetto combinato del cappio e della
caduta lo avevano ucciso istantaneamente. Ellis era un boia molto
preciso, e nei giorni precedenti aveva studiato attentamente la
conformazione fisica di Smith in maniera da predisporre il tipo
giusto di cappio e la lunghezza migliore della corda per determinare
una morte istantanea.
Il boia John Ellis
Fino all'ultimo, Smith protestò la sua
innocenza, a sorpresa sostenuto anche dal cappellano della prigione e
dal vescovo di Croydon, che era stato a visitarlo. L'avvocato
Marshall Hall era invece convinto che fosse colpevole ma
successivamente dichiarò che lo aveva comunque difeso perché
oppositore della pena capitale. La sera prima dell'esecuzione, Smith
scrisse a una delle donne che aveva sposato illegalmente, Edith
Pegler, dichiarandole il proprio amore eterno, e al notaio Walter
Davies per ringraziarlo dei suoi servigi.
Arthur Neil continuò la sua brillante
carriera in polizia fino a diventare, nel 1919, uno dei 4 Big Four,
ossia i responsabili generali di Scotland Yard. Anche Marshall Hall
continuò con successo la sua carriera forense. Spilsbury continuò a
essere coinvolto in tutti i maggiori casi criminali del suo tempo, e
anche in operazioni militari come la Mincemeat, con cui nel 1943 gli
inglesi fecero arrivare via mare ai tedeschi il cadavere di un finto
ufficiale annegato (in realtà un clochard morto per
un'intossicazione da veleno per topi) che aveva con sé una valigia
con carte che trattavano di una imminente invasione del Peloponneso:
i tedeschi ci cascarono e concentrarono lì le difese, lasciando
sguarnita la Sicilia dove poi avvenne l'effettiva invasione.
Infine, divorziato dalla moglie,
colpito da una serie di lutti (un figlio brillante medico morto sotto
i bombardamenti nel 1940, la sorella prediletta morta nel 1941 e un
figlio disabile che aveva sempre tenuto con sé come assistente,
morto di malattia nel 1945) e sfinito da una serie di malattie
croniche che la vecchiaia incombente aggravava sempre più, Spilsbury
il 17 dicembre 1947, dopo aver lavorato per tutta la giornata, si
chiuse nel suo laboratorio e si uccise con il gas. Aveva da poco
compiuto 70 anni.
La giornalista Jane Robins gli ha
dedicato un bel libro, The magnificent Spilsbury, in cui si tratta in
modo particolare del caso delle mogli annegate.
The magnificent Spilsbury (2010)
La traduzione italiana (2011)
L'autrice, Jane Robins
Secondo gli storici e i criminologi
moderni, Spilsbury fu un genio e un pioniere nel suo campo, ma la sua
fama di infallibilità è sicuramente esagerata. Alcuni si sono spinti
ad affermare che in molti dei processi in cui si arrivò a una
condanna grazie alle sue perizie (compreso quello celeberrimo del
dottor Crippen e perfino quello di Smith), le giurie si lasciarono
influenzare dalla sua personalità molto più che dal valore delle
prove, che alla luce delle conoscenze attuali appare molto dubbio.
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