Può accadere, ma non è un caso
frequente, che uno scrittore dichiari apertamente di avere una sorta
di debito con un altro scrittore, che riconosce come maestro; e,
quando accade, il fatto tende a fare sensazione, se il “maestro”
è uno scrittore molto meno noto o considerato dalla critica del suo
sedicente “allievo”.
Un episodio esemplare in tal senso, ce
lo ha fornito su un piatto d'argento addirittura un grande come
Stephen King: che, introducendo la sua antologia di racconti
Scheletri, dichiara senza mezzi termini di aver plagiato,
nell'incipit di The Mist, la frase che apre un romanzo scritto da un
altro, Shoot, di Douglas Fairbairn (pubblicato nel 1973 e tradotto in
Italiano nel 1975 con il titolo Sparatoria, nella splendida e
sfortunata collana dei Gialli Rizzoli), da lui molto ammirato.
La copertina dell'edizione italiana di Scheletri
Stephen King (1946)
Se quella volta non fosse stata ancora
sufficiente, anche in occasione di alcune interviste, King ha
continuato a ribadire quanto consideri Shoot un capolavoro assoluto,
fornendo anche interessanti spiegazioni tecniche (a livello di
scrittura creativa) sul perché la pensi in questo modo.
Ma, a questo punto, qualunque lettore
di media cultura, o perfino di medio-alta cultura, si sarà già
chiesto: ma di cosa tratta, questo libro? E, soprattutto, chi era
Douglas Fairbairn.
In realtà, si chiamava Douglas Behl,
ed era figlio di un tedesco e di una canadese, nato a Elmira, New
York, il 20 dicembre 1926; dopo che il padre abbandonò la famiglia e
non si fece più vedere, preferì assumere il cognome della madre,
che è appunto Fairbairn. Studiò a Harvard e, anche se non si
laureò, cominciò lì, su riviste universitarie come Harvard
Lampoon, la carriera di giornalista e scrittore. Alla metà degli
anni '50, si trasferì in Florida, dove trascorse tutto il resto
della vita, vicino Miami, fino alla morte sopraggiunta il 2 ottobre
1997. Secondo quanto riportato dalle poche pagine web che lo
menzionano, tra il 1956 e il 1982 ha pubblicato solo sei libri, di
cui Shoot è il terzo (ben quattro di essi sono usciti negli anni
'70).
Douglas Fairbairn (1926-97)
L'edizione originale di Shoot
Altre edizioni di Shoot
Sparatoria, la eccellente versione in Italiano del 1975
La vicenda di Shoot si svolge tra una
immaginaria cittadina del Midwest, Maybock, e i boschi dei suoi
dintorni, attraversati dal fiume Sturrup e ricchi di selvaggina. E'
una domenica di autunno quando, nel tardo pomeriggio, un gruppo di
cinque amici si prepara a tornare a casa dopo un proficuo weekend di
caccia. Sono sulla riva del fiume e, ad un tratto, si accorgono che,
sull'altra sponda, c'è un altro gruppo di cacciatori, più o meno
sei o sette uomini. Non li conoscono e inizialmente li ignorano: ma,
improvvisamente, dall'altro gruppo, parte una fucilata che ferisce
alla testa (fortunatamente di striscio) uno di loro, Pete Rinaldi;
allora, si gettano a terra e un altro di loro, Zeke Springer,
risponde al fuoco, ferendo al volto uno degli altri; dopo di che,
saltano sul loro furgone e si allontanano il più rapidamente
possibile. Durante il viaggio di ritorno, si chiedono se denunciare
l'accaduto alla polizia: ma, arrivati in paese, decidono di non
farlo, perché temono che l'uomo ferito da Springer sia morto.
L'elemento più autoritario del gruppo,
quello che potrebbe essere definito il maschio alfa della situazione,
che poi è anche quello che racconta la storia in prima persona, Rex
Jeannette, è ossessionato dall'idea di tornare sul posto alla prima
occasione e di regolare i conti senza passare per intermediari. Rex è
un pezzo grosso di Maybock, proprietario del suo più importante
supermarket (di cui alcuni suoi compagni di caccia sono dipendenti),
può permettersi di avere una giovane amante senza che nessuno, a
partire dalla moglie, ci trovi nulla da ridire. Lui e Pete Rinaldi
sono reduci della Seconda Guerra Mondiale, sono stati feriti nelle
Ardenne, anche tutti gli altri hanno alle spalle esperienze militari
e appartengono alla Riserva della Guardia Nazionale. Rex ha anche una
passione per le armi che tocca livelli di fanatismo quando si mette a
enumerare i pezzi della sua collezione di pistole e fucili e a
magnificarne le qualità.
Nella settimana successiva, il pensiero
di “regolare i conti” diventa un vero e proprio progetto, cui
alcuni amici aderiscono entusiasticamente, mentre altri più
titubanti vengono convinti dall'autorità di Rex. Al loro gruppo, si
aggiunge anche un uomo più giovane, Ogilvie Trumbull, un reduce dal
Vietnam che stenta a reinserirsi nella società dopo essere tornato
dal fronte ma è addestrato in modo da essere una vera macchina da
guerra vivente.
La domenica successiva, il gruppo degli
amici di Maybock, armato ed equipaggiato di tutto punto, dopo aver
annunciato alle famiglie di andare a caccia, si reca sulle rive dello
Sturrup per mettere in atto un piano che prevede l'accerchiamento e
l'attacco dei “nemici”, se questi dovessero presentarsi.
E i nemici, in effetti, si presentano.
Solo che sono ugualmente armati ed equipaggiati e hanno anche loro un
piano di battaglia studiato nei minimi particolari. Ne conseguirà
una carneficina tanto terrificante quanto insensata.
Il romanzo ci perderebbe sicuramente se
non fosse raccontato dal punto di vista di un uomo la cui assoluta
certezza delle proprie ragioni, pur in assenza di ogni minimo
argomento a sostenerle, sconfina in una forma di lucida follia. Rex
Jeannette non ha mai dubbi, ma solo certezze; non chiede mai, ordina
e si aspetta di essere ubbidito all'istante. Fino all'ultimo momento,
non viene sfiorato dal minimo senso di pentimento per tutte le morti
che finisce per provocare senza una ragione.
Da Shoot, nel 1976, è stato tratto
anche un film, con lo stesso titolo (la versione italiana si
intitolava inizialmente Shoot-Voglia di uccidere; poi il titolo è
diventato Caccia mortale) diretto da Henry Hart e interpretato da
Cliff Robertson, Henry Silva e Ernest Borgnine. Nonostante le ottime
intenzioni, di non tradire lo spirito del libro, il risultato non
piacque alla critica, che lo considerò troppo violento e alquanto
ambiguo.
Due locandine del film tratto da Shoot
Degli altri libri di Fairbairn, è
conosciuto un ciclo in due volumi il cui protagonista è un
scoiattolo; anche se, a detta dei pochi critici che ne hanno scritto
di recente, oltre a Shoot, il suo titolo migliore sarebbe un altro
noir, uscito nel 1977, Street 8.
I libri di Fairbairn sullo scoiattolo
Due edizioni di Street 8
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