lunedì 6 marzo 2017

L'ultima esecuzione capitale a Guam

Guam è un'isola del Pacifico, la maggiore e più meridionale delle Marianne, a Est delle Filippine. Dopo essere stata un possedimento spagnolo a partire dal XVI secolo, dopo la guerra ispano-americana del 1898, passò agli Usa, cui appartiene tuttora come territorio non incorporato (uno status analogo a quello di Porto Rico). Nel dicembre del 1941, come tutto l'arcipelago, fu occupata dai giapponesi ma nell'estate del 1944, dopo una serie di durissimi combattimenti durati dal 21 luglio all'8 agosto, fu riconquistata dagli americani che, una volta riconquistate le Marianne, se ne servirono come base per le incursioni aeree sul territorio giapponese. I due B-29 che nell'agosto 1945 sganciarono le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki partirono da Tinian, che si trova circa 200 km a NNE di Guam.



Immagini dalla seconda battaglia di Guam, quella del 1944

Attualmente, Guam conta circa 160.000 abitanti, in gran parte chamorro (autoctoni) e filippini. Di origine americana o caucasica è solo il 10% della popolazione.
La posizione di Guam nel Pacifico

Una vista aerea dell'isola

Suddivisione amministrativa dell'isola

Nel 1948, la demografia era molto diversa da quella attuale: gli abitanti erano circa 55.000 e chamorro e filippini ne rappresentavano solo la metà. Il resto erano tutti americani, tra cui molti militari.
In quell'anno, la piccola comunità di Guam fu scossa da un delitto impressionante. La sera dell'11 dicembre, una ragazza di 27 anni, Ruth Farnsworth, originaria di S. Francisco, commessa in un negozio di artigianato locale e fidanzata con un sottufficiale dei Marines, fu rapita dal negozio in cui si trovava da sola. Dopo quaranta ore di ricerche, fu ritrovata priva di sensi nella giungla: era stata picchiata a sangue e stuprata più volte. Sebbene portata immediatamente in ospedale, morì nella notte del 14 dicembre senza aver ripreso conoscenza.
Le successive indagini portarono all'incriminazione, nel gennaio 1949, di tre militari appartenti all'aeronautica: il soldato 27enne Calvin Dennis, di Frederick (Maryland); il soldato 20enne Herman Dennis, di Calvert (Texas); il sergente 32enne Robert P. Burns, di Spokane (Washington). I due Dennis, malgrado ciò che scrissero al riguardo i giornali del tempo, non erano parenti tra loro. I tre arrestati avevano un solo elemento in comune: erano tutti di colore.
Un capitolo mai aperto, sicuramente perché troppo imbarazzante, della storia delle forze armate americane è quello relativo alle discriminazioni di cui furono fatti oggetto i militari di colore durante soprattutto la II guerra mondiale e nei periodi successivi. Uno dei pochi episodi dei quali si è a conoscenza è quello relativo all'uccisione, nel campo di prigionia di Fort Lawton (vicino Seattle) del prigioniero italiano Guglielmo Olivotto, un geniere trevigiano nato nel 1911 che era stato catturato in Africa. Olivotto fu trovato impiccato a un palo la mattina del 15 agosto 1944 e, per questo delitto, 43 soldati di una compagnia di colore che si trovava sul posto furono sottoposti a corte marziale e 28 di essi finirono condannati a varie pene detentive. Ricerche successive, culminate nel libro inchiesta “On American soil” di Jack Hamannun, che intervistò tutti i testimoni sopravvissuti, evidenziarono che, invece, Olivotto era stato ucciso da alcuni membri bianchi della Military Police, che erano soliti vessare i prigionieri, specie italiani.
Le prove su cui si basò l'inchiesta contro i due Dennis e il sergente Burns, condotta dal tenente Hackett della Military Police e dall'ispettore di polizia Al Riedel, giunto apposta da Berkeley in California per occuparsi del caso, erano davvero poco consistenti: la meccanica del rapimento mostrava che questo aveva coinvolto almeno due persone; in una jeep che era stata usata da Calvin Dennis fu trovato un grembiule sporco che un testimone dichiarò appartenente a Ruth Farnsworth.
Ufficialmente, Herman Dennis fu smascherato dalla prova del pantografo (macchina della verità) cui fu sottoposto da Riedel, confessando e facendo i nomi dei due complici; ma questa versione era, già in partenza, smentita da altre testimonianze. Un caporale, Moss H. Scroggins, di Baltimora, dichiarò di aver visto Calvin Dennis allontanarsi dal teatro in cui aveva seguito uno spettacolo insieme a dei commilitoni, solo alle 21,00. Ruth Farnsworth era scomparsa già alle 20,30 e dal teatro al suo negozio c'erano da percorrere quasi 15 km. Lo stesso Scroggins disse di essere tornato in caserma, dopo lo spettacolo, insieme a Herman Dennis.
Herman Dennis e Robert P. Burns, a dire il vero, erano già noti alle autorità di Guam. Non per aver commesso delitti di qualche genere, ma solo per aver denunciato che a Guam i soldati di colore erano sottoposti a discriminazioni. Anche il testimone Scroggins, che non fu creduto, era nero come loro. E tutto questo getta una luce particolarmente inquietante sulla vicenda.
Al processo, celebrato tra l'aprile e il maggio del 1949 davanti a una Corte Marziale, Herman Dennis dichiarò che la confessione gli era stata estorta a forza di botte e intimidazioni. Calvin Dennis, invece, confermò la sua confessione di aver partecipato al solo rapimento ma non alle successive violenze, che sarebbero state opera degli altri due da soli. Molti testimoni citati dalla difesa non si presentarono o rilasciarono testimonianze confuse. L'avvocato Daly, che patrocinava Herman Dennis, denunciò di essere stato sottoposto a ogni sorta di minacce da parte dei membri della Military Police.
Herman Dennis e Robert P. Burns furono condannati a morte, Calvin Dennis all'ergastolo.
Il caso ebbe strascichi lunghissimi. La regolarità del processo fu messa in dubbio non solo dai legali e dai familiari dei due condannati a morte, ma anche da molte personalità del mondo intellettuale, accademico e giuridico americano. Per ben due volte, nel 1952 e nel 1953, le azioni legali intraprese per ottenere l'annullamento delle condanne e il rifacimento del processo, arrivarono fino alla Corte Suprema Federale di Washington, che respinse entrambe le istanze: la prima volta dichiarò formalmente corretto il processo e la seconda volta dichiarò che la Corte Marziale era perfettamente competente a giudicare anche per questo tipo di imputazioni.


Il delitto, il processo e l'esecuzione raccontati dai giornali del tempo

Herman Dennis e Robert P. Burns furono impiccati il 27 gennaio 1954. La loro esecuzione è stata l'ultima nella storia di Guam.
Lucy Dennis, la sorella più piccola di Herman Dennis (che non conobbe mai, perché è nata dopo la sua morte), nonché sua unica parente rimasta in vita, si batte da anni perché la memoria di suo fratello sia riabilitata, ma finora senza alcun risultato.






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