La storia di un piccolo animale e del
suo coinvolgimento in un episodio secondario ma molto significativo
della storia recente cominciò nella primavera del 1948 a
Stonecutters, una delle isole di Hong Kong, quando un marinaio
inglese non ancora diciottenne, George Hickinbottom, si imbatté in
un piccolo gatto bianco e nero dall'aspetto piuttosto denutrito e dal
carattere molto vivace. Il gatto si lasciò accarezzare e poi
prendere dal ragazzo, che decise di portarselo a bordo della sua
nave, la fregata Amethyst, in cui stava rientrando dopo una
breve passeggiata a terra.
George, come quasi tutti i marinai,
pensava che una nave senza un gatto a bordo fosse destinata a
diventare una nave sfortunata; e, durante i suoi pochi mesi di
servizio, aveva appreso che i gatti di Stonecutters, abituati a
competere con i grossi ratti dell'area portuale, erano eccellenti
compagni di navigazione.
veduta di Stonecutters
L'Amethyst era una nave militare
che nella seconda guerra mondiale si era occupata con successo di
scortare i convogli e di dare la caccia ai sommergibili tedeschi. Il
20 febbraio 1945, al largo di Dungarvan, Irlanda, aveva affondato il
sommergibile U-1276, che a sua volta aveva appena affondato
un'altra nave militare inglese, la corvetta Vervain. Nel 1948
l'Amethyst era di stanza a Hong Kong e sembrava destinata a
trascorrere anni tranquilli, visto che non c'era nessuna guerra in
corso.
L'Amethyst prima e dopo i fatti
Il comandante dell'Amethyst,
il capitano di corvetta Ian Griffiths, non aveva autorizzato
Hickinbottom a portare alcun animale a bordo, ma era un amante dei
gatti, sapeva come la pensavano i marinai sull'argomento e accettò
subito la presenza del nuovo venuto sulla sua nave. Per i primi mesi
di “servizio”, il gatto, battezzato Simon da Griffiths (anche se
i marinai continuarono sempre a chiamarlo Blackie) se la spassò,
mangiando a sazietà fino a diventare un esemplare robustissimo
malgrado la sua taglia restasse piccola e diventando il beniamino dei
marinai, che nel tempo libero passavano ore a giocare con lui o a
lasciarlo giocare (il suo gioco preferito era “catturare” cubetti
di ghiaccio che galleggiavano sulla superficie di una brocca). Il suo
carattere socievole gli permise di fare amicizia anche con una cagna
di razza terrier, Peggy, che già si trovava a bordo. Ma, già in
questo periodo, dimostrò di essere uno spietato cacciatore di ratti.
Il capitano Griffiths
Simon (e Peggy) con l'equipaggio dell'Amethyst
Per le navi e i
marinai, i ratti sono sempre stati un enorme problema. Salgono a
bordo utilizzando come ponti le cime che ormeggiano le navi alle
bitte del porto, si introducono nella cambusa e, oltre a mangiare i
cibi lì stivati, li contaminano con i loro escrementi, diffondendo
infezioni di ogni tipo. Inoltre, se vi sono malati o feriti a bordo,
possono attaccarli e morderli, provocando lesioni che si infettano
facilmente. Si può dunque capire perché i marinai siano tanto
affezionati ai gatti, che sono sempre stati lo stumento più efficace
e con meno problemi collaterali per fare la guerra ai ratti.
Durante
i primi mesi del 1949, Griffiths lasciò il comando dell'Amethyst
perché destinato ad un'altra nave e il suo posto fu preso da un
altro ufficiale, il capitano di corvetta Bernard Skinner. Se la vita
di Simon con Griffiths era stata felice, con Skinner lo fu anche di
più, perché anche il nuovo capitano prese a benvolerlo e a
trattarlo quasi come un figlio.
Il capitano Skinner
Ma la
situazione politica internazionale nella zona stava evolvendo in modo
tale che presto l'Amethyst
si sarebbe di nuovo trovata in azione militare, in condizioni forse
ancora più pericolose di quelle vissute in precedenza. Era in corso
la guerra civile in Cina, tra la fazione comunista guidata da Mao
Tze-tung e quella nazionalista guidata da Chiang Kai-shek, e gli
occidentali che si trovavano in quel Paese, stretti tra l'incudine e
il martello, erano costantemente in pericolo. In particolare, a
rischiare la pelle, era il personale del consolato inglese di
Nanchino, sullo Yangtze (Fiume Azzurro), ossia in una zona in cui i
combattimenti tra le due fazioni erano molto intensi e
caratterizzati da violenti bombardamenti, per cui il governo
britannico aveva deciso di tenere ormeggiata lì nel porto fluviale
(lo Yangtze è un fiume enorme, il maggiore dell'Asia) una nave
militare che potesse evacuarli rapidamente se la situazione fosse
precipitata. Per i primi tempi, la nave incaricata era stata il
cacciatorpediniere Consort:
nell'aprile del 1949, all'Amethyst
fu ordinato di darle il cambio.
La
missione era molto più pericolosa di quanto potesse sembrare: gli
inglesi navigavano sullo Yangtze in virtù di un trattato del 1858
ma, se i nazionalisti lo avevano riconosciuto, i comunisti non lo
avevano fatto e, anzi, non mancavano mai di ricordare che avrebbero
aperto il fuoco senza pensarci due volte se si fossero sentiti
minacciati. L'Amethyst,
partita da Shangai, doveva attraversare una zona del fiume in cui la
riva Nord era occupata dai comunisti e quella Sud dai nazionalisti,
ma per la prima parte del viaggio non ci furono problemi, grazie a
una tregua stipulata tra le due parti. Tuttavia, tale tregua scadeva
nella notte tra il 20 e il 21 aprile.
Infatti,
il mattino di quel giorno, i cannoni ripresero a sparare dalle due
coste, ma lontano dall' Amethyst. Alle
9,20 però, mentre la nave inglese si trovava di fronte al villaggio
di San-Chiang-ying,
una salva di proiettili da 105 mm centrò la timoneria, uccidendo
diversi uomini e lasciando la nave senza controllo. L' Amethyst
rispose al fuoco ma in maniera disordinata, e venne colpita diverse
altre volte. I danni furono gravi, con diversi morti e feriti tra i
quali il capitano Skinner, che non fu più in grado di esercitare il
comando e dovette passarlo al suo primo ufficiale, il tenente di
vascello Geoffrey Weston, benché anche questo fosse ferito. Weston
usò l'unica scialuppa rimasta intatta per evacuare alcuni feriti e
rifiutò l'aiuto che gli veniva offerto dal Consort,
che nel frattempo era accorso e cercava di agganciarlo per trainarlo,
perché temeva che legate insieme e costrette a muoversi lentamente,
le due imbarcazioni sarebbero state un comodissimo bersaglio per le
batterie di cannoni. Fortunatamente, un'incursione aerea nazionalista
costrinse le batterie che stavano sparando a interrompere il fuoco.
Un'immagine dei danni prodotti sull'Amethyst
Il
Consort
si allontanò e i superstiti dell'Amethyst
cercarono di compiere qualche riparazione che permettesse alla nave
di ripartire. Durante lo sgombero delle macerie, saltò fuori anche
Simon. Il gatto, che il comandante Skinner aveva chiuso nella propria
cabina per tenerlo al sicuro, era saltato in aria quando questa era
stata colpita, era coperto di ferite piene di schegge e di bruciature
e non sembrava destinato a sopravvivere. Tuttavia, esortato dai
marinai, il medico di bordo rimosse le schegge, disinfettò e fasciò
le ferite; il piccolo animale restò in infermeria insieme agli altri
feriti: nessuno si aspettava che sopravvivesse alla notte. Durante la
notte, morirono alcuni feriti gravi, tra i quali il capitano Skinner.
Arrivarono
altri soccorsi, tra cui un medico cinese e uno inviato dal consolato,
che organizzarono il trasporto di altri feriti gravi. La situazione
restava però rischiosissima e, appena si fu un po' ripreso, la
mattina del 22, il tenente Weston fece spostare l'Amethyst
verso il centro del fiume, fuori della portata delle batterie di
cannoni.
Un
ufficiale di marina che prestava servizio al consolato di Nanchino,
il capitano di corvetta John S. Kerans, fu incaricato
dall'Ammiragliato di prendere il comando dell'Amethyst.
Vi arrivò nel pomeriggio del 22 e fece giusto in tempo a far
evacuare altri feriti, tra cui il tenente Weston, che furono messi in
viaggio verso Shangai subito prima che una repentina offensiva
comunista mettesse in fuga i nazionalisti della costa Sud. A questo
punto, quindi, l'Amethyst
non
rischiava più di trovarsi in mezzo al fuoco incrociato ma era
circondato.
Il capitano Kerans
Un'immagine recente di Nanchino attraversata dallo Yangtze
Questa
sgradevole situazione era destinata a protrarsi molto a lungo. Quello
che fu poi chiamato “l'incidente dello Yangtze” rischiava di
avere pesanti ripercussioni internazionali e i canali della
diplomazia dovevano muoversi con prudenza. Sul posto, già dal 26
aprile, si aprirono i negoziati per una soluzione quanto più
possibile pacifica della crisi. Il comandante delle truppe comuniste
cinesi, maggiore Kung, era disponibile a trattare ma doveva anche
rendere conto ai suoi superiori dei 250 soldati che aveva perso tra
l'azione, soprattutto quando gli inglesi avevano risposto al fuoco, e
il successivo bombardamento dei nazionalisti: pretendeva dunque che
gli inglesi ammettessero di aver sparato per primi, il che non era
vero. Kerans si fidava talmente poco dei cinesi che mandò a trattare
al suo posto un sottufficiale, William Freeman, dopo averlo fatto
vestire con una uniforme da ufficiale, temendo di poter essere preso
in ostaggio se si fosse presentato direttamente. Ovviamente, non si
prestò al gioco dei cinesi e restò fermo sulle sue posizioni.
La
trattativa riuscì se non altro ad aprire una via a un canale che
assicurasse un minimo di rifornimenti all'Amethyst,
su cui scarseggiava tutto, tranne i ratti. I ratti stessi, spinti
dalla carestia, erano anche divenuti più aggressivi e
intraprendenti. Benché si stesse riprendendo solo lentamente dalle
ferite, Simon tornò a combatterli duramente appena fu di nuovo in
grado di reggersi sulle quattro zampre, particolarmente in
infermeria, dove tentavano di salire sulle brande dei feriti. Questi
ultimi, infatti, avrebbero voluto che il gatto restasse sempre con
loro e il medico di bordo registrò che bastava la sua sola presenza
a metterli nella migliore disposizione d'animo.
Kerans
non era un amante dei gatti come Griffiths e Skinner e inizialmente
pensò a come liberarsi in qualche modo di quell'animale. Tuttavia,
Simon si comportò con lui esattamente come faceva con gli altri
capitani, ossia “portandogli in dono” tutti i ratti che riusciva
a uccidere. Kerans capì subito che, con le poche riserve di cibo e
acqua potabile di cui disponeva l'Amethyst,
disfarsi del gatto sarebbe stata una follia: si abituò quindi a
coccolare Simon ogni volta che questo lo raggiungeva con un ratto
morto e, solo dopo che Simon se n'era andato, gettava la carogna del
ratto in mare. Simon ne fu talmente soddisfatto che cominciò a
fargli trovare ratti morti anche dentro la cuccetta: nonostante il
disgusto, Kerans accettò di buon grado anche questo.
I
cinesi avevano avvertito Kerans che ogni tentativo di fuga
dell'Amethyst
avrebbe avuto come conseguenza un immediato bombardamento e la
distruzione dell'unità. Tra i pochi rifornimenti che riuscivano ad
arrivare, mancava sempre il combustibile e, man mano che la stagione
calda entrava nel vivo, il carburante non bastava più nemmeno per
far funzionare le pompe e i ventilatori. L'equipaggio si stava
demoralizzando, ma fu proprio a questo punto che Simon mise a segno
il suo colpo più importante.
Un
branco di ratti assediava la cambusa e nessun marinaio riusciva ad
averne ragione. A guidare i ratti, animali sociali e organizzati in
strutture tribali, era un esemplare di enormi dimensioni e
particolarmente aggressivo, che i marinai avevano ironicamente
battezzato Mao Tze-tung. Un giorno, mentre presidiava la cambusa,
Simon si trovò di fronte il branco, faccia a faccia con Mao
Tze-tung. Senza perdersi d'animo, mentre i ratti cercavano di
circondarlo, si avventò contro Mao Tze-tung e con una zampata gli
inflisse una grave ferita alla gola. Il grosso ratto morì
dissanguato e gli altri, davanti allo spettacolo della sua fine,
scapparono e si dispersero. I marinai festeggiarono l'avvenimento
redigendo per Simon un brevetto di nomina ad Able
Seacat (letteralmente,
Marinaio Felino Scelto).
L'11
luglio, i cinesi permisero all'Amethyst
di
caricare 54 tonnellate di carburante, dopo che Kerans li aveva
convinti che l'equipaggio sarebbe morto dal caldo e la nave sarebbe
andata a fondo se non fosse stato possibile attivare le pompe e i
ventilatori. Kerans aveva in mente un piano per squagliarsela ma
stava bene attento a non scoprire le carte. Fece coprire alcune zone
della nave con teloni neri, apparentemente per fare un po' di ombra
e, di notte, fece avvolgere pesanti coperte intorno alle catene delle
ancore, dopo averle ingrassate. Evitò di rivelare le sue intenzioni
sia ai subordinati sia ai superiori fino all'ultimo giorno, in cui
mandò al vice-ammiraglio Madden uno strano messaggio a proposito di
un tifone in avvicinamento.
La
sera del 30 luglio, approfittando del passaggio di un grosso
mercantile cinese che lo copriva alla vista della riva, l'Amethyst
si mise in moto. I cinesi impiegarono un quarto d'ora a rendersene
conto e, quando spararono alcuni colpi, finirono per colpire il
mercantile e dovettero fermarsi. Misero allora in acqua alcune lance
armate per inseguire l'Amethyst,
ma queste non erano in grado di competere con la fregata inglese.
Due
ore e mezza dopo, l'Amethyst
forzò
il blocco, per la verità non troppo stretto, del canale davanti al
porto di Kiang Yin. Il mare aperto a quel punto distava meno di 80 km
ma restava da superare lo scoglio più duro, le batterie dei forti di
Woosung, che si trovavano ad ambo i lati della riva ed erano armati
con cannoni abbastanza potenti da polverizzare l'Amethyst.
Arrivato sul posto, Kerans, deciso a tentare il tutto per tutto, fece
spingere le macchine al massimo e si ritrovò illuminato dai
proiettori, ma non fu sparato neppure un colpo. Evidentemente, anche
i cinesi ne avevano abbastanza di quella crisi diplomatica e non
vedevano l'ora di lasciarsi una tale rogna alle spalle.
Prima
ancora di arrivare in mare aperto, l'Amethyst
fu
raggiunto dal Consort,
che lo scortò per il resto del tragitto.
Il
re Giorgio V in persona si congratulò con l'equipaggio, per la
felice conclusione dell'episodio, attraverso un telegramma.
Durante
il viaggio di ritorno in patria, Kerans contattò il comitato per
l'assegnazione della medaglia Dickin. Questa decorazione può suonare
come una stramberia a chi non è inglese, ma da quando esiste viene
presa molto sul serio dai britannici. A istituirla era stata Maria
Dickin, fondatrice, nel 1917, del People's Dispensary for Sick
Animals (PDSA), la prima e principale istituzione inglese per la cura
degli animali randagi o appartenenti a proprietari troppo poveri per
pagare un veterinario (il PDSA è attualmente il più importante
datore di lavoro privato per veterinari del Regno Unito). Fino ad
allora, la medaglia, destinata a premiare atti eroici compiuti da
animali, era stata assegnata a diversi cani o cavalli, perfino a
piccioni, ma mai a un gatto e questo suonava intollerabile alla
mentalità dei marinai. Apprendendo la storia di Simon, la signora
Dickin, anziana e malata ma ancora molto attiva, conferì
immediatamente la decorazione al gatto dell'Amethyst
che,
perciò, divenne rapidamente il gatto più famoso del mondo. A ogni
scalo della nave riceveva talmente tante lettere da parte degli
ammiratori che Kerans dovette incaricare un sottufficiale di fargli
da segretario. Riceveva anche tanti doni, tra i quali un coniglietto
dei suoi stessi colori, Hugo, che sorprendentemente non aggredì e
anzi diventò suo amico. Hugo però non arrivò mai in Inghilterra:
tra i marinai corsero accuse per cui qualcuno lo avrebbe mangiato di
nascosto degli altri, ma è possibile che sia stato semplicemente
sbarcato prima per non dover pagare la salata tassa inglese
sull'introduzione di animali stranieri in patria (all'epoca, la
notevole somma di 30 sterline).
Maria Dickin (1870-1951) durante la prima guerra mondiale
La medaglia Dickin
Il
1° novembre, finalmente, l'Amethyst
arrivò
a Plymouth. Ma questa storia non ha un lieto fine.
I
marinai ebbero una lunga licenza e se ne tornarono tutti a casa.
Simon, invece, poteva anche essere un eroe, ma era comunque soggetto
alle leggi sulla quarantena degli animali e doveva restare 6 mesi in
un luogo protetto. Il PDSA gli trovò un posto confortevole in un
centro del Surrey, dove poteva ricevere la migliore assistenza.
Simon durante la quarantena nel Surrey
Malgrado
questo, però, dopo poche settimane, Simon si ammalò. Il veterinario
che lo ebbe in cura lo trattò per un'infezione virale, convinto che
sarebbe guarita solo stando a riposo e al caldo. Ma, nella notte tra
il 28 e il 29 novembre, mentre era assistito da un infermiere inviato
appositamente dall'Ammiragliato, Simon morì improvvisamente. Secondo
le stime compiute dai veterinari che l'avevano visitato, aveva circa
4 anni.
Si
ritiene che a ucciderlo siano state diverse concause. Sicuramente
l'infezione virale ebbe il suo ruolo, ma è anche vero che il cuore
cedette troppo presto. Probabilmente, Simon risentiva ancora molto
sia delle ferite subite quando era saltato in aria con la cabina del
capitano Skinner, sia di quelle subite ripetutamente dai ratti mentre
li combatteva. Lo stesso stress dell'esplosione poteva avergli
indebolito gravemente il cuore e, per un animale come lui, nato e
cresciuto nel calore di un isola tropicale, il clima freddo e umido
del Surrey non era certo un toccasana. I marinai dell'Amethyst
aggiunsero che, secondo loro, il gatto era anche caduto in
depressione quando era stato separato a forza da quella che per lui
era la sua “famiglia”, ossia l'equipaggio della nave.
Simon
ebbe un funerale militare cui parteciparono, oltre ai marinai
dell'Amethyst,
anche diverse autorià militari e civili, e fu sepolto nella fossa n°
281 del cimitero del PDSA di Ilford, Essex, dove la sua tomba è
ancora visitabile.
La tomba di Simon a Ilford, Essex
L'equipaggio
dell'Amethyst,
prima di riprendere il mare, volle imbarcare un altro gatto il più
possibile rassomigliante a Simon, che fu battezzato Simon II. A
questo gatto toccò, tra l'altro, interpretare il ruolo del suo
predecessore in un documentario sulla storia dell'Amethyst
realizzato
nel 1950. Si parlò anche di realizzare un film d'animazione sulla
vicenda, ma poi non se ne fece più nulla.
La
carriera militare dell'Amethyst
terminò
con il coinvolgimento in uno spaventoso incidente nel porto di
Plymouth, insieme ad altre 3 navi militari, nel 1957. Morirono 46
uomini, alcuni dei quali appartenenti all'Amethyst.
In seguito, il relitto fu demolito.
A
ricordare l'Amethyst
e
la sua vicenda c'è una sala nel museo galleggiante allestito sul
Tamigi a bordo dell'ex incrociatore Belfast,
dove sono conservati ed esposti tutti i cimeli recuperati dal
relitto.
Il vecchio incrociatore Belfast, sopravvissuto al D-Day del 1944
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